La Sardegna è meta delle vacanze estive di migliaia di persone da tutto il mondo, principalmente per le bellissime spiagge che caratterizzano le sue coste.

Ma c’è molto di più, oltre i litorali, specialmente per chi non è amante delle spiagge affollate. 

Vi proponiamo perciò alcune mete da visitare per immergervi nella cultura e nell’atmosfera dell’isola.

 

Alghero, nuraghe Palmavera

 

Il nuraghe Losa ad Abbasanta

Di grande fama sono senz’altro i famosi nuraghi, antiche costruzioni a pianta circolare, uniche nel loro genere. Non si conosce il numero preciso di nuraghi presenti in Sardegna, si parla di 7000 o 8000 unità, ma il numero potrebbe essere maggiore. Alcuni sono addirittura ancora da scoprire!

La funzione dei nuraghi è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi. Alcuni li ritengono abitazioni preistoriche, altri osservatori astronomici utilizzati per calcolare lo scorrere del tempo; secondo qualcuno invece si tratta di fortezze militari, oppure di sepolture. 

Chi atterra ad Alghero e decide di passare un po’ di tempo nella cittadina catalana non può perdersi il complesso nuragico di Palmavera. Si trova all’interno del parco naturale di Porto Conte, che offre scenari meravigliosi con scogliere a picco sul mare. 

Il complesso nuragico è molto vasto, composto da due torri e numerosi resti di capanne. Ad oggi se ne contano 50, ma si stima che in origine dovessero essere molte di più.

La torre più grande è alta 80 metri e, originariamente, come quasi tutti i nuraghi, aveva un terrazzo. 

Recentemente, il percorso di visita è stato dotato di illuminazione, in modo da permettere ai turisti di visitare il sito archeologico di notte: uno spettacolo davvero suggestivo!

Fonte: Sardegna Turismo

La Pelosa, Stintino 

 

Resistere al fascino delle spiagge è difficile, soprattutto d’estate. Non si può non visitare allora la perla del nord Sardegna: la Pelosa. Si trova accanto al villaggio di Stintino, a pochi passi, in linea d’aria, dall’isola Piana e dall’isola dell’Asinara. Famosa per il suo fondale basso e la sabbia finissima, ma soprattutto per la torretta che sembra emergere dalle acque, la Pelosa si trova spesso in cima alle classifiche delle spiagge più belle del Mediterraneo e d’Europa. 

Di recente, sono state applicate alcune restrizio

ni sull’accesso e sulla balneazione, al fine di preservare il litorale sabbioso, che sta via via scomparendo a causa dei furti di sabbia e del sovraffollamento. Se volete visitarla, dovrete prenotare il ticket sul sito https://www.lapelosastintino.com/ Giocate d’anticipo: d’estate i posti vanno via velocemente. 

Vi consigliamo inoltre di portare una stuoia con voi o di acquistarla prima di andare: è vietato utilizzare il solo asciugamano, poiché la sabbia finissima potrebbe rimanervi attaccata. Preservare l’ambiente e l’ecosistema è un dovere civico: ricordatevi di scrollare bene i vostri effetti personali prima di andar via. Ne abbiamo parlato sul nostro profilo Instagram: clicca qui per conoscere i dettagli su tariffe e modalità di accesso!

Mamoiada

 

Situato nel cuore della Barbagia, la zona più interna e impervia della Sardegna, Mamoiada è un paesino tanto piccolo quanto prezioso per la secolare conservazione di tradizioni antichissime. Perché consigliamo una visita? Perché, nonostante le ridotte dimensioni e l’apparenza di un comune paese sardo, Mamoiada custodisce alcuni tra i più preziosi patrimoni culturali sardi. 

A Mamoiada, il 17 gennaio, da tempi antichissimi si celebra la festa di Sant’Antonio Abate, detto Sant’Antoni de su ‘Ohu (Sant’Antonio del Fuoco). Enormi falò illuminano il paese a giorno e attorno a essi danzano i Mamuthones e gli Issohadores, icone del carnevale di Mamoiada.

  • I Mamuthones sono figure coperte di pelli di pecora nera, non conciata, e portano sulla schiena un grappolo di pesanti campanacci. Il loro viso è coperto da una maschera di legno nero, sa visera, che è diventata, per la sua unicità, il simbolo della cultura di Mamoiada. Si tratta di figure mostruose e grottesche, che sfilano in processione muovendosi con passo lento e pesante, come affaticato. Gli studiosi non sono ancora arrivati a una conclusione certa sulla loro origine.
  • Gli Issohadores accompagnano la marcia dei Mamuthones e non sfilano mai separati. Sono vestiti di un costume colorato, dalla casacca rossa e il cappello nero, e il loro viso è coperto da una maschera bianca.
  • studiosi li ritengono collegati alla dominazione spagnola. Tengono in mano una corda di giunco intrecciato, con la quale imprigionano le giovani donne presenti, in segno di buon auspicio e fertilità.

Mamoiada è meta di turisti da ogni parte dell’isola e del mondo anche grazie al Museo della Maschera Mediterranea, che raccoglie le maschere provenienti da diversi paesi europei e che attira ogni anno numerosi visitatori.

Maschere di legno prodotte dall'azienda Lumeras

Sapevi che le maschere tradizionali dei Mamuthones sono fatte da artigiani specializzati e seguono una lavorazione molto precisa? 

Nicola Dessolis, uno dei nostri studenti di inglese, è anche un artigiano: la sua azienda Lumeras, di cui potete visitare il sito cliccando qui, produce le autentiche maschere di Mamoiada, secondo l’antica tradizione:

Le mascheresas viseras, sono realizzate dagli abili artigiani locali seguendo tecniche di lavorazione tradizionali. Il primo passo è quello della scelta del legno che deve essere selezionato da un buon pezzo di pero selvatico, di noce oppure di ontano, anche se talvolta viene utilizzato anche il legno di quercia e ciliegio. Dopodiché l’artigiano dà il via alla lavorazione vera e propria, iniziando con il taglio della maschera e procedendo poi con la limatura e le rifiniture fino ad arrivare alla fase finale, quella che darà alla visera il tipico colore scurissimo.

Per indossare la maschera e fare in modo che essa copra totalmente il viso si utilizzano delle cinghie di cuoio, mentre per evitare che si possano intravedere le fattezze di chi la indossa ci si incornicia la testa con un fazzoletto da donna annodato sotto al mento.

La maestria degli artigiani, che si tramandano di generazione in generazione la tecnica di fabbricazione, ha permesso il sopravvivere della tradizione e il preservare dell’autenticità.

Fonte: Wikipedia, Lumeras

Sassari

 

Concludiamo questo breve itinerario culturale con un omaggio alla nostra città: Sassari. La tradizione più sentita dai suoi abitanti è una ricorrenza che cade da secoli il 14 agosto, in concomitanza non casuale con l’Assunzione della Vergine: la discesa dei Candelieri (la Faradda di li Candareri in sassarese). 

Candeliere portato in discesa

I Candelieri sono colonne di legno di circa 400 kg ciascuna, decorate con nastri e iconografie sacre raffiguranti la Vergine Maria. Ogni Candeliere è legato a un Gremio, ovvero le antiche corporazioni di arti e mestieri: Braccianti, Macellai, Fabbri, Piccapietre, Viandanti, Contadini, Falegnami, Ortolani, Calzolai, Sarti, Muratori e Massai. Uno dei gremi più recenti è quello degli Autoferrotranvieri. 

Secondo la tradizione popolare, la festa dei Candelieri nasce come voto fatto alla Madonna affinché liberasse Sassari dalla peste che colpì la città nel 1528.

Alcune ricerche in realtà suggeriscono un’origine più antica, legata alla tradizione pisana di offrire delle candele votive alle statue della Vergine la notte del 14 agosto. Sassari, che nel XIII secolo si trovava sotto la dominazione pisana, avrebbe ereditato questa tradizione, trasformando le candele in colonne di legno per risparmiare sulla cera, che cominciava a scarseggiare. 

La discesa si articola in diverse fasi consolidate: i Candelieri sfilano uno alla volta da Piazza Castello giù lungo il Corso Vittorio Emanuele, la via principale del centro storico, portati in spalla da otto portatori prescelti. Il loro passo è scandito dal rullo di tamburi, che ne accompagna la danza e le agili manovre. La discesa richiede un notevole sforzo fisico, tra oscillazioni, cambi di rotta improvvisi, volteggi ed esibizioni. 

La cerimonia comincia verso le 18, ma i preparativi iniziano molto prima! La “vestizione” del Candeliere, adornato con nastri di seta e immagini votive, è un momento simbolico e molto sentito dai cittadini. 

A metà del percorso, all’altezza dell’antica sede del Comune, il sindaco viene invitato ad unirsi alla marcia tramite una cerimonia detta “intregu”. La processione si conclude a notte inoltrata, quando tutti i ceri raggiungono la chiesa di Santa Maria di Betlem, dove entrano secondo l’ordine stabilito da un documento del 1531. Lì, compiono tre volteggi attorno alla statua della Vergine e tre attorno al sindaco. A quel punto, con la benedizione dei ceri, il voto è sciolto. 

Fonte: Candelieri Sassari

Sebbene nota per i suoi litorali, la Sardegna offre anche attrazioni e piccole gemme di valore storico e culturale, spesso sottovalutate o addirittura nascoste. Inserirle nel proprio itinerario può arricchire le vostre vacanze e offrire una prospettiva insolita dell’isola. Scegliere un nuraghe piuttosto che una spiaggia, inoltre, vi risparmierà le folle di Ferragosto!

Speriamo che questo piccolo tour vi sia piaciuto. Quali posti non conoscevate? E quali invece avete già visitato?

Se volete venire a trovarci, siamo nel cuore del centro storico di Sassari, in piazza Mazzotti 6: potrai iscriverti a uno dei nostri corsi di lingua! Scegli tu tra inglese, spagnolo, tedesco, francese, giapponese, cinese, portoghese, arabo e russo!